Essere insegnante di sostegno: una professione che nasce dal cuore…

La figura dell’insegnante di sostegno è nata giuridicamente con il D.P.R. 970/1975, come docente “specialista“, distinto dagli altri insegnanti curricolari ed è stata ulteriormente definita dalla Legge 517/77.

Viene assegnato alla classe in cui è inserito l’alunno con disabilità certificata o bisogni educativi speciali (BES) o disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), in piena contitolarità con gli altri docenti curricolari, per attuare forme di integrazione e realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni. Secondo le “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità“, l’assegnazione dell’insegnante per le attività di sostegno alla classe, rappresenta la vera natura del ruolo che egli svolge nel processo di integrazione. Infatti è l’intera comunità scolastica che deve essere coinvolta nel processo in questione e non solo una figura professionale specifica a cui demandare in modo esclusivo il compito dell’integrazione perché l’alunno con problematiche psico-fisiche è un alunno della classe come gli altri e quindi la responsabilità del suo percorso scolastico è di tutti.

Questi bambini e ragazzi “nascono due volte”. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda nascita dipende da voi, dagli insegnanti, dalla famiglia e dalla società tutta, la seconda è una rinascita affidata all’amore… Proprio per questo l’insegnante di sostegno non può essere un docente “normale”… deve poter insegnare anche con il cuore e leggere in ogni istante quegli occhi di chi ha tutto un altro mondo da comunicare… Studiare, affrontare il TFA e tutti gli esami speciali, non è solo un impegno didattico e di mera istruzione è la presa di coscienza di voler essere attivi e partecipi con il cuore in vite e percorsi che hanno tanto da dire… Negare le diversità è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti e soprattutto dei più giovani. Dalle differenze possono nascere opportunità perché in realtà siamo tutti unici e diversi

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