Un DPCM al giorno (o quasi). La palla passa ai comuni?

Domani è atteso un nuovo decreto.

Molte le indiscrezioni sul nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri atteso per oggi, lunedì 2 novembre 2020. Tra le misure restrittive di cui si sta discutendo al tavolo Governo Regioni convocato anche in questa giornata festiva il confinamento anagrafico. Una novità di portata se si pensa che gli anziani sono maggiormente sensibili a contrarre le versioni più severe di Covid e che sono una parte significativa della popolazione italiana. L’altra novità, fioriera di notevoli sviluppi, è il decentramento a livello subprovinciale delle decisioni. Che cosa significa? Che a decidere nelle ultime settimane sono state le Regioni e che da domani potrebbero essere i Comuni e le città metropolitane. Non ci sono altri enti pubblici a competenza generale sotto le province.

Se da un lato significa che potremmo avere un cittadino in lock down e il suo dirimpettaio libero di fare jogging, se cioè è probabile un’Italia macedonia quanto misure anti Covid, dall’altra ci saranno provvedimenti consoni alla situazione, ritagliati, pensati sul grado di criticità dei territori, che spesso è molto diversa anche a pochi chilometri di distanza, tra una scuola e l’altra. Ricorderete il decreto numero 9 da cui la solita manina tolse dalla versione in Gazzetta la parola sindaci che compariva in bozza?

Da lì è nato l’attivismo delle Regioni, che fondamentalmente si sono date molto da fare per chiudere le scuole. Tutte le scuole: l’Umbria fino al 14 novembre ha chiuso anche le medie. Sarebbe interessante capire a chi verranno affidati gli studenti della prima e seconda media mentre i genitori sono al lavoro. Rimarranno soli a casa anche se questo comportamento configura l’abbandono di minore? O si chiuderà un occhio?

Le scuole superiori con pochi studenti o grandi spazi, in città dove non ci sono cluster o che non hanno positivi, perchè dovrebbero stare in DAD 100%?

Quando – sembra un’era fa – il dibattito pubblico si infervorava sull’Europa e sui suoi principi, uno dei pezzi forti era il valore della sussidarietà, contenuto nei primi articoli del Trattato europeo in vigore. In base a questo principio rispetto all’ente più vicino al cittadino gli altri enti svolgono una funzione sussidiaria, cioè intervengono solo e in quanto garantiscano un servizio migliore.

Tornare alle città, significa tornare alla sussidarietà e siccome si tratta di diritti negati, il bilanciamento non può essere negarli a tutti ma negarli al minor numero possibile di cittadini.

Ce la farà il partito dei sindaci? L’Ansa di oggi riporta che I sindaci, “avrebbero chiesto la chiusura dei centri commerciali nei weekend, perché è in quei giorni che si concentra l’affluenza e chiusura degli sportelli scommesse nelle tabaccherie e nei bar perché è lì che si sposta il flusso di chi trova chiuse le sale scommesse, ha detto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. I sindaci avrebbero chiesto che le chiusure siano pianificate in maniera chiara sulla base del rischio, così come era previsto nel documento del Comitato tecnico scientifico condiviso da Governo e Regioni. In questo modo – avrebbe spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro – i cittadini sono coinvolti in un percorso trasparente e rispettano le restrizioni: indice Rt sale, scattano le limitazioni, indice Rt scende, si allentano”.

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