Arrivano i nostri: gli psicologi a scuola

Arrivano i nostri. Finalmente nel caso della scuola possiamo gridarlo a gran voce. Chi sono i nostri? E chi potrebbero essere, nel momento in cui genitori e docenti sono sempre più sull’orlo di una crisi di nervi? Ci riferiamo, ovviamente, all’esercito di psicologi mobilitato dal governo per correre a dare supporto tra i banchi di scuola. Tra tanti provvedimenti più o meno discutibili e che non hanno mancato di essere accolti tra polemiche e critiche, ecco un’iniziativa della quale c’era un gran bisogno e rispetto alla quale in pochi avranno qualcosa da ridire. Tra emergenza sanitaria, mancanza di cattedre e problemi si trasporto recarsi a scuola è diventato per molti come andare al fronte e tanti, troppi sono stati i segnali di disagio insorti tra docenti e genitori a partire dal primo giorno di scuola. Un quadro allarmante soprattutto tra i ragazzi, tanto da spingere dirigenti scolastici e amministratori a richiedere che si accelerasse rispetto alla realizzazione di un progetto di supporto psicologico su vasta scala. Ed ecco che l’ultimo passo è stato compiuto, con la recente sottoscrizione di una convenzione tra il Ministero all’istruzione e l’Ordine nazionale degli psicologi. E’ stato stabilito anche quanto ogni istituto potrà investire questo anno scolastico su tale capitolo: 4.800 euro. Tante o poche, ce lo dirà il bilancio di fine anno ma l’importante è che il progetto sia andato in porto. E’ lo stesso presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, David Lazzari, a spiegare che si tratta di un investimento anche economico, dal momento che prevenire oggi l’acuirsi di disagi, significa evitare di dover ricorrere a interventi più costosi domani: “Per ogni euro investito in psicologi la scuola ne risparmia da tre a sette. Un’indagine italiana realizzata su settemila genitori ha evidenziato problematiche psico-comportamentali in sei minori su dieci, con una correlazione significativa tra disagio psicologico nei genitori e presenza di problemi nei figli”.

L’aspetto interessante è che intervenire a scuola significa garantire un supporto agli alunni delle famiglie più svantaggiate, che altrimenti non avrebbero la possibilità di richiedere l’ausilio di psicologi. In caso di chiusura delle scuole la buona notizia è che è attivo il servizio di supporto psicologico a distanza. Una realtà consolidatasi nei mesi del lockdown e che in caso di nuova emergenza saprà essere in grado di fornire un aiuto ancora più valido. Speriamo di non andare incontro a un tale scenario. Intanto ci permettiamo di avanzare una nostra valutazione: forse qualche psicologo in meno ma qualche certezza in più rispetto a norme e disposizione, pensiamo alle controverse regole per l’uso delle mascherine o per la gestione delle quarantene, permetterebbero di conseguire risultati maggiori evitando a tutti e di parecchio i motivi di stress.

Alberto Barelli

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