Fonte: La Repubblica – 15 gennaio 2021
Si moltiplicano gli appelli per il rientro nelle aule e anche una sessantina di psicologi ha sottoscritto un documento per sollecitare l’Ordine nazionale e gli ordini regionali a prendere posizione ufficiale sul disagio psicologico di bambini e ragazzi con la scuola a distanza. L’ultimo appello per la scuola in presenza è promosso da associazioni e movimenti (ActionAid, Coordinamento presidenti Consiglio d’istituto Lazio, Forum Disuguaglianze e Diversità, ‘OQuarantotto, Priorità alla Scuola, Unione degli studenti) ed è già stato sottoscritto da intellettuali, infettivologi, pedagogisti, economisti: Tito Boeri, Bruno Tognolini, Raffaele Mantegazza, Silvia Vegetti Finzi, Daniele Novara, Antonella D’Arminio Monforte, Stefano Rusconi e Sergio Lo Caputo, rispettivamente docenti di Malattie Infettive a Milano e Bari, Francesca Incardona (amministratore EuResist Network), i registi Francesco Munzi e Susanna Nicchiarelli, Carlo Federico Perno, professore di Microbiologia a Roma. (…) Le richieste dei firmatari riguardano interventi per garantire la didattica in presenza, la prevenzione sanitaria, la qualità dell’apprendimento. Vengono sollecitate anche misure straordinarie per rafforzare i mezzi pubblici. I firmatari chiedono urgentemente anche un piano strategico per il mondo dell’istruzione: che “l’investimento nella scuola, infrastrutture e personale, sia preminente nelle scelte del Governo, in modo da garantire la sicurezza e permettere un’offerta formativa migliorata per recuperare almeno in parte il gap accumulato”. Accorato anche l’appello degli psicologhi: “Siamo molto preoccupati degli effetti che la chiusura protratta della scuola e il confinamento dentro le mura domestiche hanno e potranno avere sulla salute mentale dei bambini e dei ragazzi. La salute e la cura delle giovani generazioni è un bene comune e anche noi psicologi siamo chiamati eticamente ad esplicitare, viste le nostre competenze, quali sono i danni che la gestione di questa pandemia sta producendo. I professionisti vogliono sollecitare l’ordine nazionale degli psicologi e gli ordini regionali “che ci rappresentano, ad esprimere in modo chiaro e ufficiale, attraverso i canali di cui dispongono, la nostra preoccupazione, che nasce dall’osservazione diretta e dagli studi nazionali e internazionali”. “La chiusura della scuola – viene osservato – contemporanea alla riapertura delle attività commerciali, trasmette ai ragazzi un segnale di disattenzione nei loro confronti se non come consumatori. Segna un paletto di cui crediamo si sottovalutino le conseguenze, nel rimandare loro il totale disinvestimento sulla dimensione di crescita, di messa a parte del mondo sociale, se non esclusivamente in termini di soggetti abilitati a spendere denaro. E ancora: “Se la pandemia crediamo possa indurre nella popolazione giovanile una sensazione di ansia e di malessere rispetto all’incertezza del presente e del futuro, vogliamo porre l’attenzione sul fatto che il mantenimento delle scuole chiuse toglie ai ragazzi un luogo di confronto, pensiero e supporto dove potersi immaginare attori agenti del loro futuro, e dove essere sostenuti nel poterlo pensare e diventare”.
Abstract articolo di Ilaria Venturi