Fonte: Corriere della Sera – 25 gennaio 2021
Otto gennaio 2021: è questa la data chiave per comprendere perché l’Italia non potrà rispettare i tempi della campagna vaccinale che doveva chiudere a fine settembre. E per capire come il colosso americano Pfizer abbia avuto gioco facile sui contratti firmati con l’Unione Europea per la fornitura di 300 milioni di dosi del vaccino contro il Covid 19. Quel giorno Pfizer ha infatti ottenuto dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco, l’autorizzazione a sostenere che ogni fiala prodotta con il suo marchio contiene 6 dosi di vaccino e non 5. Un calcolo mai effettuato durante le trattative, né tantomeno al momento di siglare gli accordi con la Ue. Clausole, penali, scadenze e costi: eccolo il contratto firmato dalla commissione Ue con la multinazionale, identico a quello chiuso con le altre cinque case farmaceutiche che producono il vaccino. Un atto secretato che rivela un dettaglio clamoroso: in caso di inadempienze le penali non scattano in maniera automatica. E questo consente alla multinazionale — dunque a tutte e sei le case farmaceutiche — violazioni difficili da contestare e contrastare. Non solo. Nei documenti a disposizione dell’Avvocatura dello Stato per la diffida che già oggi potrebbe partire è confermato che BioNTech, l’azienda tedesca associata a Pfizer nella produzione del vaccino, ha siglato un contratto parallelo con la Germania che si aggiunge a quello concordato da Bruxelles. E che rischia di minare la distribuzione equa delle dosi tra gli Stati dell’Unione stabilita in percentuale rispetto agli abitanti di ogni Paese, visto che garantisce a Berlino una fornitura aggiuntiva di 30 milioni di dosi.
Abstract articolo di Redazione