Fonte: Corriere della Sera – 11 febbraio 2021
Giorgio Parisi, fisico teorico dell’Università la Sapienza di Roma e presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, si è aggiudicato il «Wolf Prize», riconoscimento della Fondazione Wolf di Israele, la più antica accademia scientifica del mondo, per «le sue scoperte pionieristiche nella teoria quantistica dei campi, in meccanica statistica e nei sistemi complessi». Tra coloro che si sono aggiudicati il premio ci sono Stephen Hawking e numerosi scienziati poi conquistatori del Nobel per la fisica: da Penrose, a Lederman a Higgs, padre del bosone. Per Parisi, 72 anni, è solo l’ultimo di una serie di prestigiosi riconocimenti. Ed è un risultato importante anche per la scienza italiana.
Professore, su quale frontiera matematica si sono mosse le sue ricerche?
«La scoperta del bosone richiedeva la descrizione dei comportamenti dei quark all’interno dei protoni in corsa nell’acceleratore del Cern di Ginevra. Le fondamentali equazioni elaborate hanno consentito la preparazione degli esperimenti in modo corretto arrivando alla meta».
Può spiegarci cosa sono i sistemi complessi?
«Tutto ciò che vediamo intorno a noi è un sistema complesso, compresi noi stessi. Nel cervello o nell’organismo i neuroni o gli organi si scambiano di continuo messaggi che influenzano il loro funzionamento. Ma sono sistemi complessi anche l’interazione fra le persone protagoniste dell’economia, un ecosistema con i vari organismi in continua azione o l’intero insieme della vita sulla Terra. Dagli inizi degli anni Ottanta ho iniziato a porre le basi di questa scienza inesistente studiando la natura utilizzando la matematica. C’era perplessità tra i colleghi, ma poi le mie formulazioni sono state applicate persino nello sviluppo delle reti neurali oggi importanti per l’intelligenza artificiale».
Lei continua un’illustre tradizione per la quale i nostri matematici sono famosi nel mondo. Lo riconosceva anche Albert Einstein.
«Abbiamo sempre manifestato buone capacità, a cominciare dal grande Vito Volterra, fondatore del Cnr, noto per i suoi contributi applicati alla biologia e uomo coerente con le sue idee, che firmò il manifesto degli scienziati antifascisti. Ma tanti altri nel tempo hanno brillato».
Oggi la storia continua?
«Solo in teoria, purtroppo. La situazione della scienza in generale in Italia è tale che anche i matematici li ritroviamo all’estero. Alessio Figalli, vincitore della Medaglia Fields, il Nobel della matematica, è a Princeton. In Francia la maggior parte dei matematici più quotati sono italiani e anche in Gran Bretagna». (…)
Pessimista sul futuro?
«No, al contrario, sono ottimista. Credo che dalla crisi che stiamo vivendo possiamo uscire trovando il coraggio per un cambiamento; un punto di partenza su cui ricostruire il Paese. Accettando proposte come il Piano Amaldi per la ricerca usufruendo delle risorse del Recovery Fund e aumentando i finanziamenti a disposizione. L’Accademia dei Lincei in occasione del G20 che si terrà quest’anno in Italia, sta organizzato due incontri con le Accademie delle altre nazioni per elaborare studi, che saranno consegnati ai politici, mirati a sostenere la scienza ed evitare le minacce di future pandemie. È un’occasione preziosa».
Abstract articolo di Giovanni Caprara