Bianchi: “la Dad resterà anche dopo il Covid”

Fonte: La Stampa – 4 marzo 2021

A due settimane dall’insediamento, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si trova difronte alle prime critiche da parte di genitori e studenti che vedono chiudersi di nuovo le scuole e hanno la sensazione che a un anno dall’inizio della pandemia troppo poco sia cambiato. A tutti risponde spiegando che il quadro presentato dagli esperti del Cts non lasciava margini di manovra e che, comunque, la scuola del passato non ci sarà più. Che missione le ha affidato il premier Draghi quando l’ha chiamata? «Conosco il presidente Draghi da molti anni. Mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l’emergenza. Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l’Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano. La pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l’occasione per intervenire». Questo è il futuro. Nel presente i ragazzi vogliono andare a scuola. Invece dalla settimana prossima molti di loro saranno a casa. «Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte. La scuola sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario». (…) Gli studenti non ne possono più della Dad. «Stiamo lavorando al suo miglioramento, con un gruppo composto da persone sia interne al ministero che provenienti dai territori, dirigenti scolastici, docenti, maestri di strada. Abbiamo già raccolto quasi 200 esperienze su come si è evoluta la didattica a distanza: le diffonderemo. Faremo formazione mirata per i nostri docenti sulle nuove forme di didattica. Investiremo risorse per affrontare questa fase. Attiveremo la rete del volontariato a supporto della scuola, favoriremo i patti di comunità con il territorio, guardando anche oltre l’emergenza, considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova». Per evitare di tornare in Dad a tempo pieno sarebbe bastato un adeguato sistema di tracciamento e tamponi. Se ne parla da mesi senza alcun risultato. «Non mi sento di fare critiche a chi c’era prima. Ne stiamo discutendo con il Ministero della Salute. Certamente servono attività di tracciamento e tamponi, sono necessarie unità mobili a livello territoriale che possano monitorare la situazione al meglio». Nel frattempo però sta crescendo un’intera generazione che da un anno è andata a scuola anche meno della metà dei giorni previsti. «I nostri insegnanti hanno sempre lavorato per tenere il contatto con gli studenti, la scuola non ha mai chiuso. Oggi siamo di fronte a una variante molto pericolosa. Stiamo lavorando perché passi l’onda di piena e dopo non ci sarà più la scuola di prima, ma quella che vogliamo per i nostri figli». (…)

Abstract articolo di Lavia Amabile

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