Nessuna emergenza sanitaria per le scuole (almeno fino a dieci giorni fa)

Sembra scongiurata la chiusura delle scuole ma, di fronte ai dati sbandierati ieri dal ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, ci sembra di poter osservare che c’è un dato di fatto sul quale nessuno ha posto la giusta attenzione. Il rilevamento dei contagi, che ha permesso al ministro di dipingere un quadro tutt’altro che allarmante, e, sia chiaro, ci auguriamo che possa valere anche per i prossimi mesi, si riferisce a ben dieci giorni fa. Ci permettiamo di osservare che dieci giorni non sono pochi. Il rilevamento, come è stato dichiarato, ha preso in considerazione il periodo che va dal 14 al 26 settembre. A quella data non solo i contagi non avevano registrato l’impennata che, purtroppo, si sta registrando oggi in tutto il paese ma, addirittura, in diverse regioni le scuole non erano ancora iniziate. Per carità, non può che far piacere che la situazione sia sotto controllo e quello 0,021%, di percentuale dei contagiati tra gli studenti resta una bellissima notizia. Resta il fatto che susciti perplessità che, in piena epoca informatica, non si sia in grado di fornire dati non diciamo in tempo reale, forse sarebbe chiedere troppo, ma un tantinino più aggiornati. Ma ricordiamo che per un quadro della situazione fino a pochi giorni fa l’unico centro di raccolta al quale affidarsi era quello promosso dai due studenti ricercatori di Torino. Incredibile ma vero, solo la scorsa settimana è stata emanata la direttiva a tutte le scuole con la richiesta di inviare le informazioni al centro di raccolta. Si, nonostante la gravità della situazione sanitaria e la posta in gioco, la chiusura o meno delle scuole, l’anno scolastico era partito senza che fosse previsto un centro di raccolta dati nazionale relativi ai contagi e alla chiusura delle scuole. Onore ai due studenti ricercatori della scuola. Anche se con un giorno di ritardo, a loro dedichiamo la giornata mondiale degli insegnanti. PS: la ricorrenza era ieri. Lo ricordiamo perché, visto che in molti se ne sono dimenticati, a partire dalla stampa nazionale, la cosa può essere sfuggita ai più.

Alberto Barelli

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