DIDATTICA A DISTANZA: LA REALTA’ SCONFESSA I PROCLAMI DI AZZOLINA

“La differenza fra il 75 e il 100% di didattica a distanza alle superiori mi sembra una questione di lana caprina. Per quanto riguarda gli altri ordini capisco che tenere la didattica in presenza, oltre ad essere fondamentale per bambini e ragazzi, è necessario per dar la possibilità ai genitori di lavorare. Non mi è mai sfuggita l’importanza della didattica diretta, ma qualcosa va sacrificato”. Nel marasma di proclami, invettive, dichiarazioni e controdichiarazioni, le parole di Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive del “Sacco” di Milano, ci regalano un barlume di saggezza. Per buona pace del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, la realtà della didattica vede il ricorso alle lezioni a distanza negli istituti superiori come un dato di fatto. E ora una domanda: ma che senso ha avuto aver ripetuto all’infinito l’antifona “le scuole devono continuare a restare aperte”, continuando fino all’ultimo a criticare le regioni che hanno introdotto prima del Dpcm la didattica a distanza? Ma non sarebbe stato meglio che il ministro dell’istruzione avesse indirizzato le energie per intervenire nelle aree del paese dove le famiglie sono alle prese con problemi di connessione e carenza di strumenti digitali, per essere maggiormente pronti a tale evenienza? Morale della favola, ora è il decreto ministeriale a imporre il 75% di didattica a distanza e si stanno facendo i conti con tanti problemi che potevano essere in parte già risolti nei mesi scorsi. A fare un quadro della situazione è Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, che ricorda come soprattutto nelle regioni del Meridione la connessione stabile sia una chimera e come neanche per miracolo si riesca a seguire per intero le lezioni senza che cada il collegamento. I numeri ci fanno rendere conto della gravità del problema: in gran parte delle regioni del Sud una famiglia su tre non dispone di una connessione affidabile, mentre una su cinque non dispone di strumenti informatici. Hanno lo stesso problema anche le scuole e in questo caso il problema riguarda anche tanti istituti di regioni come Lazio e Piemonte. Si tratta di un ostacolo non di poco conto, se consideriamo che anche recentemente i sindacati hanno ribadito che la soluzione migliore per garantire la didattica a distanza è che i professori possano tenere le lezioni da scuola, potendo contare sulla strumentazione adeguata. Stesso discorsi per i trasporti. Solo all’ultimo si è deciso per gli ingressi scaglionati ma no si è lavorato per un piano di trasporti. E così tante scuole hanno stabilito ingressi scaglionati ma gli autobus per garantire le corse nelle nuove fasce orarie non ci sono.  Un ministro non dovrebbe inseguire la scuola dei sogni ma assicurare risposte per affrontare le situazioni reali.

Alberto Barelli

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