Concorso straordinario, altolà al prof di religione

Fonte: Il Sole 24 Ore – 30 ottobre 2020

La procedura concorsuale straordinaria che non contempla l’insegnamento della religione cattolica tra i requisiti è legittima. L’insegnamento della religione cattolica rappresenta infatti un’attività differente rispetto alle altre attività di insegnamento. Il Tar del Lazio con la recente sentenza 10842 del 23 ottobre scorso ha chiarito che il rapporto tra insegnante cosiddetto curriculare e insegnante di religione cattolica non è equiparabile.

Lo svolgimento dell’insegnamento della religione cattolica non è, pertanto, qualificabile come servizio specifico.

La professionalità acquisita rappresenta un fatto differente e ulteriore rispetto all’abilitazione professionale. La distinzione tra i due requisiti e l’inserimento del requisito integrativo dell’esperienza professionale acquisita non lede il principio di ragionevolezza specie in un concorso di carattere “straordinario”. L’esperienza deve essere specifica rispetto alla posizione che il concorrente è destinato ad acquisire attraverso la procedura concorsuale. Non sussistendo tale nesso tra esperienza pregressa e titolo acquisibile cadrebbe la stessa esigenza di prevedere un requisito collegato all’esperienza professionale. Detto in altri termini il requisito dell’esperienza professionale deve essere espressione del bene conseguibile con il concorso.

Inoltre, l’insegnamento di religione è attività distinta da quella curricolare, prevedendo una modalità di svolgimento e di espressione della valutazione dell’alunno diversi da quella curriculare. Ne discende, da un lato, che l’insegnamento della religione cattolica non è qualificabile come attività specifica nel settore di riferimento.

Abstract articolo di Pietro Alessio Palumbo

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