50 euro in più, ma non per tutti

Fonte: Italia Oggi– 5 gennaio 2021

Incrementato di 400 milioni lo stanziamento per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Le risorse a regime dal 2021 raggiungono così 3.775 milioni di euro. La somma si aggiunge alle risorse previste con la legge di Bilancio dello scorso anno pari a 1.100 milioni di euro il 2019, 1.750 milioni per il 2020 e 3.375 milioni di euro annui a decorrere dal 2021. I 400 milioni si aggiungono ai fondi del 2021 e rimarranno costanti per gli anni successivi. La stagione per il rinnovo contrattuale può essere considerata aperta. Per i 3 milioni e 180 mila, si tratta di un aumento pari a 1.187 euro annui. L’importo è da intendersi lordo stato: la somma comprende sia i contributi previdenziali che le ritenute fiscali. Il contributo previdenziale è il 41% ed un terzo va alle trattenute fiscali pertanto l’aumento netto dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 euro. Sempre che vadano a finire tutti in busta paga. Molto dipenderà, infatti, proprio dalla destinazione delle risorse. Che sarà decisa dal governo tramite l’atto di indirizzo all’Aran, che farà da preludio alle trattative. Non è finita: quand’anche tutte le risorse fossero destinate allo stipendio tabellare, gli adeguamenti retributivi cambieranno a seconda dei comparti e delle relative qualifiche. (…). Pertanto, se il criterio non sarà modificato, perlomeno suddividendo le risorse a monte, comparto per comparto, sulla base del numero degli addetti (che nella scuola sono pari a circa 1/3 del totale dei dipendenti pubblici) la forbice tra gli operatori scolastici e il resto del pubblico impiego continuerà ad allargarsi. Un ulteriore elemento da valutare è l’effetto degli aumenti sulla riduzione del cuneo fiscale. Il rischio che gli aumenti possano vanificare in parte la detrazione fiscale prevista dall’articolo 2, del decreto-legge 3/2020, riguarda i docenti a fine carriera e i direttori dei servizi generali e amministrativi che vantano una retribuzione annua superiore a 28 mila euro lordi. Che potrebbero perdere parte dell’esenzione fiscale. La detrazione, che fino a 28 mila euro è di 100 euro al mese, per i redditi superiori a tale cifra si riduce gradatamente fino a 80 euro per le retribuzioni superiori a 28 mila euro annui e fino a 35 mila. E cioè proprio nella fascia di reddito che si raggiunge a fine carriera quando si superano i 35 anni di anzianità di servizio. Il problema non si pone per i redditi da lezioni private. Che sono soggetti ad un’imposta sostituiva del 15% (art.1 commi 13-16, legge 415/2018).

Abstract articolo di Carlo Forte

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