Scuola d’estate, ci avevano già provato. Ma è stato un flop

Fonte: – TgCom24 – 28 giugno 2021

Abstract articolo di Redazione

Oltre 510 milioni sono stati stanziati dal governo Draghi per il progetto ‘Piano Estate 2021’, il programma promosso dall’esecutivo che punta al recupero della socialità e al rafforzamento degli apprendimenti, tramite l’apertura degli istituti scolastici nel periodo estivo.

L’obiettivo del ministro Bianchi è infatti quello di costruire un ponte per settembre, valorizzando le esperienze innovative emerse durante l’emergenza. Ma – chi è del mestiere dovrebbe saperlo – non è la prima volta che si parla di scuola d’estate.

I primi tentativi, basta fare una rapida ricerca sul web, risalgono addirittura alla fine del Novecento. Anche se è con il governo Monti, nel 2012, che si ipotizzò una riforma del calendario scolastico (che, però, si è conclusa con un nulla di fatto). L’unico vero esperimento concreto (quasi riuscito) di apertura delle scuole in estate fino ad oggi è però datato 2016, quando al governo c’era la formazione guidata da Matteo Renzi. Ma, anche in questo caso, la scuola in estate sembrò non andare proprio giù al sistema scolastico. Il sito Skuola.net ha fatto un riassunto di come andò quella volta.

Da “La Scuola al Centro” al “Piano Estate” – Il governo Renzi, nell’aprile 2016, varò il progetto “La Scuola al Centro”, che prevedeva l’apertura di pomeriggio e nel periodo estivo degli istituti scolastici in alcune zone: in particolare nelle aree periferiche di Roma, Milano, Napoli e Palermo. L’allora ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, annunciò con grande soddisfazione l’iniziativa ribadendo che le scuole sarebbero così rimaste sempre aperte anche in orario extra scolastico, svolgendo in particolare un ruolo di centro di aggregazione positivo e socialmente utile, contro la dispersione scolastica e per l’inclusione.

I fondi stanziati, inizialmente, furono 10 milioni di euro, ma in realtà solo il 60% venne impiegato, poiché non tutte le scuole presentarono progetti. Parteciparono infatti circa 400 scuole nei 4 centri indicati e furono assegnati solo 5,8 milioni sui 10 messi a disposizione. I soldi rimanenti confluirono nei progetti PON contro la dispersione scolastica.

Ma non ci si diede per vinti e, nell’autunno 2016, venne pubblicato un bando per assegnare altri 240 milioni grazie al Fondo sociale europeo previsto dal PON (Programma Operativo Nazionale) 2014-2020, affinché le scuole continuassero a rimanere aperte nel pomeriggio e nei giorni di chiusura estiva. A tal scopo furono distribuiti 187 milioni di euro tra 4.633 istituti. Ma la maggioranza delle scuole scelse lo stesso di adoperare i fondi per progetti da svolgere durante l’anno, anziché per le vacanze estive.

Inoltre, questa volta, le misure riguardarono tutto il territorio nazionale. Il bando ministeriale fu reso noto con congruo anticipo (ottobre 2016), ma si inceppò più volte per problemi burocratici. Non solo: alla fine di giugno il Ministero stilò la graduatoria delle scuole con i progetti e i relativi importi; ma le attività, per la maggior parte, slittarono a settembre. Solo il 10% delle scuole presentò progetti che prevedevano l’apertura durante il periodo estivo. A conti fatti, anche nell’estate 2017 solo 400 istituti rimasero aperti.

Ma cosa prevedevano le attività de ‘La Scuola al Centro? Anche allora, come nel 2021, si parlava di potenziamento delle competenze di base, educazione motoria e sport, rafforzamento della lingua straniera, competenze digitali, orientamento post-scolastico, musica e canto, arte, scrittura creativa, teatro, laboratori creativi e/o artigianali per la valorizzazione delle vocazioni territoriali, educazione alla legalità e alla cura dei beni comuni, cittadinanza italiana ed europea.

Insomma, un pregresso non promettente. Ma oggi, dopo il lungo periodo di chiusure e di Dad, il Piano Estate lanciato dal ministro Bianchi lo scorso 27 aprile appare come un salvagente, un momento di “recupero” soprattutto della socialità e degli spazi scolastici per gli studenti. Funzionerà?

Piano Estate 2021, flop annunciato o inaspettato successo? – Il progetto, nonostante queste non rosee premesse, è iniziato in fin dei conti bene. A fine maggio, il Ministero ha fatto sapere che sono state 5.888 le candidature per ottenere i fondi PON (fondi europei), con una richiesta da parte delle scuole di 400 milioni sui 320 disponibili per queste risorse, che tuttavia rappresentano solo una parte di quelle complessive (510 milioni in tutto) destinate al ‘Piano Estate 2021’. In particolare, hanno fatto domanda per ricevere i fondi 5.162 scuole statali, 667 paritarie, 59 Centri di Istruzione per gli adulti. Per avere un bilancio complessivo sulla percentuale di fondi assegnati tra quelli a disposizione, però, si dovrà forse aspettare qualche settimana. A queste risorse si aggiungono, poi, quelle provenienti dal Decreto Sostegni: 150 milioni di euro distribuiti pro quota a tutte le scuole in base al numero di alunni, per una dotazione media per istituto di 18mila euro.

Per ora, quel che sappiamo è che se gli istituti stanno facendo la loro parte, non è detto che gli studenti siano disposti a rinunciare alle vacanze per tornare a scuola.

Nonostante la Dad dell’ultimo anno e tutto il resto. O almeno, fino a qualche settimana fa non lo erano ben 8 su 10, tra i 6mila alunni di scuole medie e superiori raggiunti da un sondaggio di skuola.net a primavera inoltrata.

Intanto, però, il ministero si dà da fare: recenti i protocolli d’Intesa per la scuola d’estate firmati da Bianchi con il Ministro della Cultura Dario Franceschini (per la promozione dell’educazione alla cultura delle arti, della musica, della creatività, del cinema, del teatro e delle attività progettuali delle istituzioni scolastiche) e con la sottosegretaria di Stato con delega allo Sport Valentina Vezzali (per favorire la crescita culturale, civile e sociale delle studentesse e degli studenti e l’educazione alla cittadinanza attiva attraverso la promozione dell’educazione motoria e sportiva).

Ora, non resta che scuole, famiglie e studenti mettano in pratica le buone intenzioni. E constatare se, questa volta, la scuola d’estate sarà promossa o bocciata.

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