Caos didattica a distanza oltre il 30% degli studenti rischia di restare indietro

Fonte: Il Messaggero – 26 ottobre 2020

Un nuovo inizio che lascia l’amaro in bocca alla ministra Azzolina che si è battuta fino all’ultimo per evitare ogni tipo di dad perchè «la scuola non ha inciso nell’aumento dei contagi».

Per almeno 2 milioni di studenti delle scuole superiori niente campanella: seguiranno le lezioni online da casa. Al via oggi le misure del recente Dpcm, che impone la didattica online per il 75% del totale delle lezioni per gli alunni di scuola superiore, mentre quelli in presenza entreranno in classe dopo le 9. Una disposizione che lascia l’amaro in bocca alla ministra Azzolina che fino all’ultimo ha puntato alle lezioni in presenza perché «la scuola non ha inciso nell’aumento dei contagi». Lo ha ribadito anche ieri intervenendo Che tempo che fa su Rai3: «I nostri studenti – ha spiegato – hanno il diritto di frequentare in presenza e di andare a scuola in sicurezza». Azzolina ha quindi ricordato i 12 mila cantieri aperti e di aver chiesto tamponi rapidi da agosto.

Il MIUR ha comunicato ai dirigenti scolastici che l’applicazione delle disposizioni può essere posticipato a domani. Regioni come la Lombardia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Campania hanno deciso di ricorrere al 100% di didattica online. Ma il problema è che ci sono territori da Nord a Sud non raggiunti dalla fibra dove risulta complicato, se non impossibile, portare avanti 30 o 40 minuti di lezioni senza interruzioni. Accade anche a Roma, così come in Piemonte, in Sicilia, Puglia o in Lombardia. Secondo le stime di Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, una scuola superiore su 3 vive grandi difficoltà con l’utilizzo della rete in maniera adeguata a far lezioni da remoto.

Le criticità riguardano molte regioni del Meridione, come in Molise, in Calabria e in Basilicata, in Puglia e in Sicilia dove una famiglia su 3 non ha una connessione affidabile, mentre una famiglia su 5 non dispone di strumenti informatici. Tanti anche i problemi legati all’ingresso dopo le 9, e i dirigenti scolastici sono sul piede di guerra: «Non si può con decreto imporre l’organizzazione dell’orario alle scuole – sottolinea il Presidente dell’Anp, Antonello Giannelli perché rientra nell’autonomia che esiste proprio perché le scuole possano organizzare il servizio adattandolo alle esigenze del proprio bacino di utenza. In questi sei mesi non si è fatto nulla per potenziare la medicina territoriale e il sistema dei trasporti, auspico che questo venga fatto ora con i fondi appositamente stanziati, in modo che non venga compromesso del tutto questo anno scolastico e con esso il diritto allo studio dei ragazzi delle scuole superiori».

Abstract articolo di Lorena Loiacono 

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