Fonte: ItaliaOggi – 10 novembre 2020
Il virus corre tra i banchi di scuola. Solo nell’ultimo mese ben 73.489 ragazzi tra 0 e 18 anni di età sono risultati positivi al covid-19, costituendo il 14% dei 510.347 nuovi casi in Italia negli ultimi 30 giorni. È il quadro fornito dall’istituto superiore di sanità (Iss), che evidenzia un aumento del 496,6% tra il 25 agosto e il 27 ottobre, quattro volte superiore all’incremento medio di tutte le età. Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria e membro del Cts, sottolinea che la percentuale dei contagi tra bambini e ragazzi in età evolutiva (0-18 anni) è conforme a quella dell’età generale della popolazione. Nell’ultima settimana i contagiati tra 0 e 18 anni sarebbero ben 25.741, pari a ben il 35,03% di tutti i casi in quella fascia di età negli ultimi 30 giorni. I ragazzi di età scolare sono suddivisi in fasce. 0-9 anni, corrispondente agli alunni di nidi, materna e (quasi tutta la) primaria, e 10-19 anni, la popolazione studentesca di medie e superiori. A fine agosto i bambini tra 0 e 9 anni positivi dall’inizio della pandemia erano 3.434, a fine ottobre 17.115: +13.681, con un aumento del 398,4%. I ragazzi contagiati tra 10 e 19 anni a fine agosto erano 7.495, a fine ottobre 39.862: ben +32.367, pari al +431,8%. Anche se non tutti frequenteranno la scuola e non tutti hanno contratto il covid dentro la scuola, è evidente che i ragazzi sono vettori di contagio e Villani ricorda che oltre che a contagiarsi tra di loro e diffondo il virus in famiglia. Il biologo molecolare Franco Bucci, professore presso la Temple University di Filadelfia, smentendo la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina e il commissario all’emergenza Domenico Arcuri è netto: «La scuola non è affatto il posto più sicuro. In questo momento è un luogo come un altro». Un giudizio basato su uno uno studio sui contagi nelle prime cinque settimane di avvio dell’anno scolastico, recentemente pubblicato con l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola per il Patto Trasversale per la Scienza. Uno studio che è stato difficoltoso portare a termine per la difficoltà nel reperire i dati necessari, tanto che si sono potuti utilizzare solo quelli sui positivi registrati nelle sole scuole delle province di Milano e Bergamo e della regione Lazio. Come spiega Viola, i dati «mostrano che le scuole non sono più protette del resto della comunità».
Abstract articolo di Emanuela Micucci