La ministra Azzolina: «A scuola il 7 gennaio» Ma i presidi frenano

Fonte: Il Messaggero – 21 dicembre 2020

Il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina assicura che il 7 gennaio si torna in classe. Ma la data  cade proprio all’indomani della fine del lockdown, fissata al 6 gennaio, pertanto si rientrerà per due giorni in classe, il 7 e l’8 gennaio, con il rischio che molti professori non saranno in classe, soprattutto nelle scuole del Nord, perché sono tornati a casa per festeggiare e lì resteranno in zona rossa. Ma Azzolina è chiara: «Non fa niente che il 7 sia un giovedì. Se lasciamo i nostri studenti a fare solo didattica a distanza è il Paese che un giorno perderà competenze. La scuola è anche motore di sviluppo economico del Paese. Non si può dire a un negozio: è giovedì, resta chiuso. Perché perderebbe l’incasso: ecco, anche la scuola ha il suo incasso». Per i prossimi giorni si attende l’ufficialità del piano per la riapertura di gennaio, che prevede il potenziamento dei trasporti pubblici, lo scaglionamento degli orari di ingresso a scuola e il tracciamento dei contagi negli istituti, con delle corsie preferenziali per monitorare e fare screening su docenti e studenti. Il piano dei trasporti prevedono il coinvolgimento dei prefetti, ma non i dirigenti scolastici: «È necessario che a tutti i tavoli provinciali coordinati dai prefetti siano invitati anche i dirigenti scolastici. Non è tempo di soluzioni calate dall’alto e soprattutto non c’è tempo da perdere – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi. – Hanno piena contezza delle necessità di spostamento di studenti e docenti e quindi sono in grado di proporre soluzioni ragionevoli e basate sui dati di realtà». Anche le Regioni chiedono di rivedere la soglia di abbassare la soglia al 50% ma preoccupala  questione degli orari: la linea generale dovrebbe prevedere orari diversi, nell’arco di due ore, in entrata e quindi anche in uscita. Se la prima classe entra alle 8, l’ultima entrerà alle 10. «È una richiesta irreale – sottolinea Per l’Udir si tratta di una richiesta irreale. Che cosa accadrebbe a quelle classi che entrano alle 10 e devono stare a lezione per 6 ore? Innanzitutto resterebbero a digiuno perché nelle scuole superiori non ci sono i locali della mensa. Senza contare che uscire alle 16 significherebbe veder dimezzato il pomeriggio, senza tempo per studiare.

Abstract articolo di Lorena Loiacono

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