Didattica «à la carte», così la scuola riparte a pezzi dal Sud

Fonte: Il Giorno – 4 gennaio 2021

Per la quinta volta in meno di un mese ieri si è registrato un altro rientro in classe con le modalità più difformi e diseguali delle scuole superiori in sette regioni, Puglia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Campania, dove sono rientrati in clase quasi un milione di ragazzi. Il 7 gennaio sono tornati a scuola gli studenti delle province autonome di Trento e Bolzano; l’11 gennaio i ragazzi della Valle d’Aosta, Toscana e Abruzzo; il 18 gennaio di Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Molise; il 25 gennaio hanno ripreso Lombardia, Liguria, Marche, Umbria e Campania, ma solo le medie. SOLO IN ALCUNE REGIONI, e non in tutte, ieri sarebbe dovuto rientrare il 50% degli studenti, che si alternano in classe in modalità «didattica integrata», metà in presenza e l’altra da casa. Invece i docenti sono tornati ad essere costretti a fare lezione in classe. Questo è il frutto delle indicazioni vaghe lasciate in eredità dalla ministra uscente dell’Istruzione Lucia Azzolina (M5S). In questa realtà le scuole del Sud sono messe peggio. Le superiori di Campania e Calabria, seguendo l’esempio della Puglia di Emiliano (Pd), hanno adottato il modello della »scuola à la carte», la cosiddetta «Das»: la didattica a scelta. (…) «SI CORRE IL RISCHIO di generare solo confusione e la proposizione di misure insoddisfacenti come quelle che prefigurano una scuola “à la carte”» ha scritto in una lettera la Flc Cgil al presidente della regione Campania De Luca. Il sindacato denuncia il lavoro improprio svolto dai docenti e dai presidi trattati come «dipendenti delle Asl». Invece di assumere medici e infermieri da fare intervenire nelle scuole si chiede al personale di fare il loro lavoro attraverso una piattaforma «Sinfonia». SE ANDIAMO A ROMA la situazione è la seguente. «Il mantenimento della didattica mista al 50%, il doppio orario di ingresso (alle 8 e alle 10 ogni mattina), il prolungamento dell’orario scolastico fino alle 16, la reintroduzione del sabato sono condizioni inaccettabili, perché erodono tempo di vita, di studio e di lavoro a noi e agli studenti». Lo scrivono a Il Manifesto i docenti del licei Enzo Rossi e Henri Matisse di Cave di Roma in una delle numerose mozioni pubbliche che stiamo pubblicando da più di un mese sul nostro sito. «La Ddi è addirittura peggiorativa, perché si sostanzia in una didattica mista che compendia i difetti di entrambe le modalità: quella in presenza e quella a distanza. Preparare una lezione a distanza comporta un’organizzazione e un lavoro diversi da quelli necessari per una in presenza; la didattica mista non è né carne né pesce e ci costringe ad acrobazie metodologiche irrispettose della nostra professione. Dopo quasi un anno la scuola, l’istruzione di ragazzi e ragazze, avrebbe meritato di più e di meglio». La scuola è così precaria e divisa, in un paese dove il diritto alla salute è contrapposto a quello del lavoro e dell’istruzione.

Abstract articolo di Roberto Ciccarelli

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