Fonte: Corriere della Sera – 13 aprile 2021
È Maria Chiara Carrozza la nuova presidente del Cnr, il più autorevole Centro nazionale per la ricerca pubblica in Italia. Bioingegnera e biorobotica, 55 anni, scienziata, ex rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ex ministra dell’Università e della Ricerca con il governo Letta, ora la professoressa Carrozza, fisica di formazione, è anche la prima donna a ricoprire un incarico che fu per dieci anni, dal 1927 al 1937, di Guglielmo Marconi, il padre del telegrafo senza fili. «Essere la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese è una sfida e una responsabilità senza precedenti. Ma anche un cambio di passo e di prospettiva» afferma Carrozza, la cui nomina è arrivata con il decreto firmato dalla ministra dell’Università e della Ricerca, permettendo di concretizzare una soluzione in tempi rapidissimi di un pasticciaccio ereditato dal governo Conte e dal predecessore allo stesso dicastero, Gaetano Manfredi. Il Cnr si trovava infatti in sostanza in un pantano, incapace di procedere nel suo delicato compito proprio quando è evidente che ce ne sia più bisogno. Dall’uscita di Massimo Inguscio, coincisa dopo diverse proroghe con l’arrivo del governo Draghi, e ringraziato ieri per «il grande lavoro» da Messa, l’Ente era in sostanza senza testa. (…)
La prassi vuole che il ministro scelga tra cinque nominativi indicati da un comitato di esperti. Non è un mistero che nelle ultime settimane del governo Conte fosse proprio quello di Messa il nome emergente per la guida dell’Ente. Ma ragioni politiche avevano congelato tutto. Il destino ha voluto che fosse proprio lei a dover recuperare prendendosi la responsabilità di riavviare tutto il percorso con la nomina di un nuovo comitato — non senza ostacoli, con pareri richiesti all’Avvocatura di Stato — e una nuova cinquina a tempi di record.
La verità è che il Cnr ha le sue zone d’ombra, determinate anche da varie cause, come la riduzione degli investimenti pubblici ha costretto il bilancio a ridursi a una sostanziale copertura di costi e stipendi dei ricercatori. Il sindacato interno non è poi l’ultimo dei problemi: «Sì, l’ho trovato molto forte» aveva detto un mese fa al Corriere Inguscio proprio su cosa avrebbe dovuto aspettarsi il suo successore entrando al Cnr.
Per la titolare delle Pari opportunità Bonetti si tratta di un passo storico. Ma a parte il sostegno forse più scontato da parte del governo, l’apprezzamento unanime è arrivato da esponenti del Pd, di Iv, di Forza Italia. Non poteva mancare Elisabetta Casellati, presidente del Senato: «Sono particolarmente lieta che per la prima volta questo ruolo sia affidato ad una donna». «In questo momento — ha sottolineato Francesco Profumo, già rettore, ministro dello stesso dicastero e anche guida del Cnr — è particolarmente importante che si possano unire esperienze accademiche, di governo e infine di governance della ricerca, perché mi auguro che questo porti i due pilastri, università ed enti di ricerca, a una collaborazione che non sempre c’è stata».
Abstract articolo di Massimo Sideri