GRANDI PROCLAMI SULLA SCUOLA: ORA SI ATTENDONO I FATTI

Un patto generazionale per rilanciare la scuola. Questa la proposta lanciata dal presidente del consiglio Draghi nel corso dell’incontro con gli studenti di Bari.

Un messaggio lanciato al termine dell’annunciazione di una lunga serie di impegni, che sicuramente porterebbero a una svolta, a patto che dalle parole si riesca a passere ai fatti. Questo hanno giustamente fatto presente presidi e sindacati.

L’APPELLO DEI PRESIDI

Ha reso bene il concetto in particolare il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma Mario Rusconi. “Tutte le istituzioni dello Stato, dal Ministero dell’Istruzione al Ministero della Salute fino alla società civile tengano conto delle parole dette dal presidente Draghi”, ha spiegato. Per poi aggiungere: “facciano poi degli atti conseguenti che non le smentiscano in maniera così decisa”.

Da parte nostra ci accontenteremmo di qualche esempio concreto, che porti al superamento di alcune delle problematiche con le quali tutti i giorni si ritrovano a fare i conti studenti e insegnanti.

Ci focalizziamo allora su due aspetti ben circoscritti, per affrontare i quali non ci sarebbe bisogno che si concretizzasse quella che, non ce ne voglia Draghi, al momento continua ad apparire la scuola delle favole.

ABOLIRE GLI INGRESSI SCAGLIONATI

Il primo intervento è stato sollecitato proprio dal rappresentante dei presidi Rusconi. La sua richiesta è semplice: venga abolita l’entrata posticipata a scuola negli istituti che non vengono raggiunti attraverso i mezzi di trasporto pubblici.

L’entrata a scaglioni sta creando seri disagi anche nelle scuole in cui la stragrande maggioranza degli studenti non usano gli autobus. Tornare alla normalità, ha spiegato il dirigente, significherebbe eliminare inutili disagi per tutti.

PARIFICARE GLI STIPENDI

L’altra proposta, lanciata ieri dal segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, è certo più impegnativa da realizzare: prevedere stipendi uguali per tutti gli ordini di scuola.

“Non esiste alcuna motivazione per la quale si applicano ai docenti stipendi diversi in funzione dei diversi ordini di scuola – spiega Pino Turi – Va introdotto, nella scuola della post pandemia, uno spirito nuovo che riequilibri i trattamenti economici tra i diversi gradi di scuola”.

Una soluzione del genere eliminerebbe uno dei motivi per i quali, per alcune cattedre, è difficilissimo trovare gli insegnanti.

Anche gli aspiranti docenti escludono infatti a priori le offerte relative a ordini di scuola che prevedono stipendi più bassi.

Clamore ha suscitato nei giorni scorsi il caso del preside che ha pensato di ricorrere a un annuncio sulla piattaforma Facebook per riuscire a trovare un insegnante. Mettersi al lavoro per affrontare la questione rappresenterebbe quel segnale che ora ci si attende da Draghi, perché dopo cotanti proclami si passi a qualche fatto concreto.

Direttore Dott. Alberto Barelli

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