LA SCUOLA ITALIANA TRA OCCUPAZIONI E NUOVA EMERGENZA COVID

Due fantasmi si aggirano per le scuole: l’occupazione e (di nuovo) il Covid. Sono infatti sempre di più gli istituti in autogestione, mentre torna a profilarsi l’incubo dell’emergenza sanitaria, con numeri che stanno registrando ancora una volta un’impennata.

L’aspetto preoccupante è che le due questioni sono strettamente collegate tra loro. Tra i motivi della protesta gli studenti indicano proprio i disagi causati dalla pandemia, a iniziare dalla sospensione di ogni forma di socialità.

Se questo è il punto principale alla base della mobilitazione, allora si comprende bene come faccia ancora più paura il quadro che sta emergendo rispetto all’andamento dei contagi. In questa ultima settimana è stato registrato un picco di positivi sia tra gli studenti che tra gli insegnanti: attualmente sono ben duecentomila.

POSITIVI IN AUMENTO

Più in generale in tutto il paese stiamo assistendo da un’impennata della pandemia, probabilmente quale conseguenza dell’allentamento delle precauzioni. A influire sul comportamento degli italiani, come era immaginabile, sta giocando un ruolo non secondario la guerra in atto in Ucraina, che ha portato a relegare in secondo piano la questione Covid.

I MOTIVI DELLA PROTESTA

In questo quadro le occupazioni saranno destinate a dilagare in tutto il paese. Solo ieri sono entrati in autogestione altri tre istituti nella sola Lombardia, che è la regione capofila della protesta. Tra le rivendicazioni i ragazzi denunciano che “l’impatto psicologico ed emotivo della pandemia sullo studente e sul professore è stato totalmente ignorato dal Ministero dell’Istruzione”.

I provvedimenti presi sarebbero consistiti solo in “misure soffocanti”, ma non manca la denuncia verso una forma di didattica “acritica e nozionistica”. “La scuola non deve creare pedine del sistema economico – si legge in uno dei documenti diffusi – ma cittadini con delle competenze e dotati di uno sguardo critico sulla società”. Il dito viene puntato anche contro il difficile rapporto coi professori, con i quali, viene spiegato, il dialogo risulta spesso “impossibile”.

Questa settimana è quindi cruciale. I prossimi giorni saranno decisivi per avere un’idea dell’andamento della protesta e della diffusione del virus, che rischia di mettere in forse la sospensione delle misure emergenziali decisa per aprile.

Direttore Dott. Alberto Barelli

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