DOMANDE DI PENSIONAMENTO DEGLI INSEGNANTI IN AUMENTO DEL 24%

In crescita del 24% le domande di pensionamento degli insegnanti.

Una percentuale da record, tenuto conto anche dell’ondata di prepensionamenti registrati negli ultimi due anni anche a seguito della pandemia.

Per l’accesso all’insegnamento si aprono dunque nuove possibilità, considerato che dal prossimo anno andranno in pensione migliaia di docenti in più rispetto alla media.

PIANO PER ASSUMERE 70MILA INSEGNANTI

Per avere un’idea dei posti che dovranno essere coperti, basti pensare che il Miur prevede di bandire concorsi per assegnare 70 mila cattedre.

A questo fine è prevista l’indizione di un concorso per stabilizzare chi insegna da oltre tre anni già nei prossimi mesi.

Si prevede inoltre il concorso per l’inserimento di coloro che hanno conseguito i 24 cfu prima del 31 ottobre 2023.

INSEGNARE A STUDENTI FRAGILI

Al di là del titolo e dei requisiti di accesso, per insegnare è importante acquisire gli strumenti per fare fronte alle tante criticità che si possono incontrare in classe. A determinare l’incremento delle domande di pensionamento è infatti la difficoltà di tanti insegnanti nel gestire situazioni di disagio sempre più gravi.

A sollevare il problema è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “La scuola non è più un ambiente dove il personale docente si sente a suo agio, ma lavora in condizioni spesso avverse, con studenti difficili da trattare e genitori aggressivi, stipendi inadeguati e senza possibilità di fare carriera. Sono questi i motivi che, evidentemente, quest’anno hanno portato al 24 per cento in più di domande di pensionamento tra il corpo insegnante rispetto a un anno fa”.

IL CORPO INSEGNANTE PIU’ VECCHIO D’EUROPA

“Insegnare a scuola fino a 67 anni – spiega Pacifico – non è come fare il dipendente ad esempio in un ufficio comunale. La didattica frontale non dovrebbe essere più obbligatoria dopo una certa età. Siamo un Paese in cui più del 40% delle persone è over 60 e che ha la classe docente più vecchia al mondo”.

La questione che si pone è dunque è l’abbattimento dell’età media del personale docente. A questo fine la proposta del’Anief è chiara: “Va riconosciuto il burnout e conseguentemente riconoscere una specifica finestra per il pensionamento che porti ad andare in pensione a 63 anni senza penalizzazioni e con il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, sia laurea che specializzazione”.

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