60 cfu insegnamento: tornano i corsi di abilitazione, anche in modalità telematica

Il settore dell’istruzione italiana sta vivendo un momento di cambiamento significativo con il ritorno alle abilitazioni per i docenti, una mossa che rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei precari che contribuiscono al funzionamento delle scuole.

Questa decisione è stata accolta positivamente da Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori (Anief), che sottolinea l’importanza di questa opportunità per una vasta gamma di professionisti dell’istruzione.

I 36 mesi di servizio

L’approvazione degli emendamenti al decreto 75 PA bis ha gettato le basi per l’apertura dei corsi abilitanti a diverse categorie di insegnanti. Oltre a coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio, potranno accedere anche i vincitori del concorso straordinario bis, i docenti delle scuole paritarie, quelli dei centri di formazione e coloro che sono rimasti “ingabbiati” in situazioni precarie.

Questa apertura rappresenta un segnale di riconoscimento e valorizzazione del lavoro di questi professionisti, che spesso hanno dovuto affrontare una precarietà prolungata.

La nuova formazione dei docenti, definita attraverso il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), rappresenta un passo verso l’istituzione di corsi abilitanti più accessibili ed equi.

Marcello Pacifico ha sottolineato l’errore di far pagare ai dipendenti della scuola per la loro formazione, sottolineando che il nuovo contratto ha incluso disposizioni per la formazione gratuita e, se supera un certo numero di ore, anche retribuita.

Questo rafforza l’idea che la formazione dovrebbe essere un diritto di tutti i docenti e dovrebbe essere supportata dalle istituzioni.

I 60 crediti formativi

La richiesta di 60 Crediti Formativi Universitari (Cfu) per accedere ai corsi abilitanti potrebbe sollevare delle perplessità, ma Pacifico ha spiegato il ragionamento dietro a questa scelta. Ha confrontato questa richiesta con quella delle scuole di specializzazione vent’anni fa, che richiedevano due anni di corso, equivalenti a 120 Cfu. Questo paragone dimostra che la richiesta di 60 Cfu è in realtà ragionevole, specialmente considerando l’importanza di avere docenti altamente preparati, soprattutto nel campo del sostegno, che possono poi essere inseriti nel corpo docente in modo efficace.

Un aspetto importante da sottolineare è che i corsi di formazione e abilitazione non saranno limitati alla modalità tradizionale in presenza, ma potranno essere seguiti anche attraverso modalità telematiche. Questa flessibilità potrebbe rendere più accessibili tali corsi a un numero maggiore di partecipanti, consentendo a docenti provenienti da diverse aree geografiche di beneficiare di questa opportunità di formazione.

Miglioramento delle qualifiche professionali

Il ritorno alle abilitazioni e l’apertura dei corsi abilitanti a diverse categorie di insegnanti rappresentano un passo significativo verso la tutela dei diritti dei precari nel settore dell’istruzione. Questa mossa mira a creare una base solida per una nuova generazione di docenti altamente qualificati e preparati, che contribuiranno a migliorare la qualità dell’istruzione e a promuovere un ambiente scolastico positivo. L’auspicio è che questa iniziativa sia solo l’inizio di un cambiamento più ampio e positivo nel sistema educativo italiano, con ulteriori miglioramenti da apportare attraverso il dialogo tra le istituzioni e le parti interessate.

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