Scuola, il caos è servito

Riapertura a groviera delle scuole e, soprattutto, prima campanella all’insegna di problemi di tutti i tipi. E non si può neanche dire “poteva andare peggio”, perché, con la diffusione esponenziale dei contagi prevista dagli scienziati già nei prossimi giorni, il peggio, come si dice, deve ancora venire.

Se si guarda poi a quello che sta avvenendo nella vicina Francia, dove le scuole sono state riaperte una settimana prima, c’è da stare ancor meno allegri. Oltralpe, infatti, l’incremento dei contagi ha finito per far arrabbiare docenti e famiglie e si sta già facendo i conti con la prospettiva di una bella ondata di proteste e scioperi.

I cugini francesi, è vero, quando decidono una protesta lo fanno con una determinazione e un’energia che in Italia vediamo al massimo con il cannocchiale, ma i malumori stanno crescendo ora dopo ora.

LA PROTESTA DELLE REGIONI

A dilagare è soprattutto la ribellione delle Regioni all’imposizione del rientro in classe. Dopo il governatore della Campania, determinato a far valere le sue ragioni di fronte al Tar, a fare la voce grossa è il collega della Puglia Michele Emiliano.

“Nessuno può essere obbligato a essere esposto al rischio di contagio – ha tuonato – se esiste un diritto, quello della didattica a distanza, che può ridurre questo rischio. E’ possibile per i genitori, qualora venga loro negata la dad, impugnare il provvedimento al Tar”.

IGNORATE LE RACCOMANDAZIONI DEGLI SCIENZIATI

Sul governo sono piovute in particolare le critiche degli esperti. Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute e docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma, ieri è stato netto: “Non si stanno prendendo decisioni sulla base delle evidenze scientifiche.

In questo modo non si fermerà la pandemia. E le scuole chiuderanno de facto, perché con i contagi in classe scatterà la didattica a distanza”. Ancora più duro Agostino Miozzo, medico della Protezione Civile ed ex coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico:

“Ho la sensazione che si stia sempre rincorrendo l’emergenza. Cosa si deve fare oggi per dopodomani? Io allargo le braccia, viviamo alla giornata. Sono cresciuto in Protezione civile, dove il mantra è la prevenzione. Se si vuole ridurre la vulnerabilità di una popolazione, lo si deve fare in tempo di pace. Altrimenti, quando arriva l’emergenza non si può fare altro che pregare”.

ENNESIMO APPELLO DEI PRESIDI

A dare voce alle istanze dei presidi è il risultato di un sondaggio promosso in questi giorni dall’Associazione presidi della Lombardia. Per inciso lo studio ha evidenziato che, solo in questa regione, tra il personale della scuola mancano all’appello del vaccino 2.500 dipendenti.

“Anche noi presidi siamo tutti a favore della scuola in presenza, ma in questa situazione di emergenza credo che sarebbe stato giusto ripartire con la Dad per poter offrire agli studenti un programma più sicuro e organizzato. – sottolinea illustrando i dati il presidente dell’associazione Michele Loria – Rinviare l’apertura degli istituti di due settimane non avrebbe cambiato nulla, anzi avrebbe consentito ad un numero maggiore di studenti di vaccinarsi e ai tanti già positivi di uscire dalla quarantena”.

Il Governo sembra non curarsi neppure del parere degli scienziati e anche in queste ore registriamo la determinazione a continuare con la scuola in presenza a tutti i costi. Il problema è che a partire dal tracciamento nulla di concreto è stato fatto per migliorare le condizioni per una riapertura in sicurezza. Forse ha ragione Miozzo, non ci resta che sperare e pregare.

Direttore Dott. Alberto Barelli

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