Fonte: Corriere della sera – 4 novembre 2020
Domande non coerenti con il programma, prove modificate all’ultimo minuto, candidati che hanno potuto accedere solo con ritardo alla prova successiva oppure ammessi all’orale senza aver sostenuto gli scritti, conflitti di interessi tra i commissari, e l’ipotesi, tutta da dimostrare, di una «compravendita» di tracce. Sono molteplici gli aspetti da chiarire sull’ultimo concorso riservato ai direttori dei servizi generali, soprattutto in Lombardia, dove solo a 207 candidati è stato concesso di partecipare alle prove orali rispetto ai 451 posti disponibili. Il Tar è già stato chiamato a rispondere su un ricorso presentato da 250 candidati esclusi, e si attende la decisione prevista per il 17 novembre, ma la vicenda potrebbe avere conseguenze di carattere penale. Il bando per l’accesso al profilo professionale del direttore dei servizi generali (Dsga), per 2004 posti è stato indetto due anni fa. Per partecipare è necessario essere laureati in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio o equivalenti. Il 30% dei posti è riservato al personale delle scuole. La preselezione si è tenuta nel giugno 2019 nelle sedi scolastiche individuate per ogni regione per la quale il candidato ha deciso di concorrere: ma – prima contestazione – le sedi non sono facilmente raggiungibili, e partecipa solo il 30% dei candidati, 34.196 su 102.583. Le successive due prove scritte si tengono nel mese di novembre dello stesso anno. Il problema è che la traccia della seconda prova ha ad oggetto un atto di competenza del dirigente scolastico e non del Dsga. Una traccia che tra l’altro, segnalano i ricorrenti, è stata sostituita la mattina stessa del 6 novembre, semplicemente via mail. Il 9 giugno 2020 i risultati delle prove sanciscono che su circa 1080 candidati alle prove milanesi, solo 207, neppure il 20% è stato ammesso agli orali. Già l’indomani l’ANQUAP chiede al ministero dell’Istruzione formalmente un riesame delle prove, perché «la valutazione si caratterizzava per la presenza di numerose e inspiegabili “sviste” che segnalavano una carenza oggettiva di trasparenza e imparzialità». Un esempio? «Alcuni candidati risultavano aver ricevuto un giudizio positivo anche rispetto a quesiti per i quali non avevano fornito alcuna risposta». Nel ricorso non mancano dubbi sulla regolarità della commissione: per esempio un componente la commissione è anche revisore regionale dei conti dell’Associazione nazionale Presidi Lombardia. Si sospetta anche una sorta di mercato delle tracce, che sarebbe provato da alcuni audio inviati su whatsapp e da una chat in cui una candidata racconterebbe di aver comprato le tracce e racconta anche che la seconda prova doveva essere ben più difficile di quella poi uscita. Un quadro simile si stà profilando per il concorso per dirigenti scolastici.
Valentina Santarpia