Dal 7 aprile tornano in classe circa 6 milioni di alunni tra primaria e prima classe della secondaria di I grado, anche nelle zone rosse. Gli studenti delle superiori restano ancora in DAD nelle zone rosse e in DAD dal 50 al 75% nelle regioni arancioni. Ma l’obiettivo è far rientrare tutti prima della fine dell’anno scolastico. Ma quali condizioni per questo rientro? Entra nel vivo così il piano «scuola prioritaria» del premier Mario Draghi, che con il decreto del primo aprile ha stabilito che neanche i governatori potranno più chiudere le scuole, fatte salve le deroghe che potranno essere adottate sentite le competenti autorità sanitarie. Desta scalpore e polemiche la decisione presa dal presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che ha stabilito con un’ordinanza che saranno le famiglie di studenti di ogni ordine e grado a poter scegliere se mandare o propri figli a scuola o tenerli a casa. Provvedimento che ha scatenato le proteste del Codacons e di Forza Italia, e che non è stato accolto bene neanche dai sindacati: «Fuori da ogni senno lasciar decidere le famiglie — dice Maddalena Gissi, Cisl —. Sappiamo che la scuola, per la platea che muove, può essere a rischio contagi: ma è per questo che dobbiamo aprirla e tenere chiuso il resto. Se dal primo giorno ci fosse stata una capacità di discernere tra bene delle future generazioni e interessi di natura economica, avremmo avuto una scuola sempre aperta» Secondo Francesco Sinopoli della Cgil la riapertura delle scuole «sembra più un atto volontaristico del governo che una scelta consapevole accompagnata da misure concrete utili a far proseguire le scuole in presenza». Critiche anche da parte di Pino Turi della Uil “Manca il tracciamento, niente depuratori di aria, niente tamponi rapidi, niente presìdi sanitari. Resta solo la vaccinazione a tappeto». Finora il 68% del personale ha ricevuto la prima dose. E la scorsa settimana sono arrivati in media a ciascuna scuola 18 mila euro per acquisti legati al Covid, tra cui impianti di aerazione, servizi di tracciamento e psicologici. Sui test salivari rapidi il ministero è in fase di interlocuzione con il Commissario all’emergenza. Si stanno studiando ipotesi, ma non c’è niente di concreto. La data di riapertura dei licei resta legata al monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità: il ministro Bianchi incontra ogni settimana sia i tecnici dell’Iss che il commissario Francesco Paolo Figliuolo per fare il punto.
Ilaria Montenegri
Fonti: orizzontescuola.it , corrieredella sera.it