AUMENTI IRRISORI: SUL CONTRATTO SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA

Si scrive contratto scuola ma si legge polemiche a non finire. E se le posizioni in merito ai termini stabiliti dal Governo possono essere diverse e sfumate, la certezza è che gli insegnanti possono scordarsi aumenti degni di questo nome.

Su questo punto tutti concordano: la montagna ha partorito il topolino. Dopo due anni vissuti pericolosamente, per parafrasare un celebre titolo, il ringraziamento per gli insegnanti è stato un aumento appena superiore a cento euro lordi.

SINDACATI CRITICI

Come hanno spiegano i sindacati durante l’incontro tenutosi a inizio settimana con l’esecutivo, si tratta di una cifra pari appena al 4%. “Parliamo di un aumento che non solo non basta a colmare il divario con il resto dei dipendenti del pubblico impiego, ma che tra un anno – continua Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu-Gilda degli Insegnanti – sarà già del tutto eroso dall’inflazione prevista al 5%”.

“La media delle ore di servizio effettivo prestato dagli insegnanti è di 36 – spiega il coordinatore nazionale della Fgu-Gilda citando la recente indagine condotta dall’Osservatorio sui conti pubblici – e la maggior parte di queste ore non viene retribuita, perché i pagamenti ricevuti dagli insegnanti attingendo al modestissimo fondo delle scuole sono spesso forfettari. Ciò significa che molti lavorano per cifre di 3/4 euro l’ora. A ciò si aggiunge il disagio enorme provocato dall’orario di lavoro che non è continuativo ma sottoposto a un continuo spezzettamento”.

LA CGIL MINACCIA AZIONI LEGALI SUL CONTRATTO MOBILITA’

Si infuoca intanto anche il fronte del contratto integrativo mobilità. La Cgil infatti è determinata di portare la questione in tribunale. Va ricordato che l’accordo è stato sottoscritto nei giorni scorsi dalla sola Cisl.

Come spiega Francesco Sinopoli, segretario della Flg-Cgil, ci sono più elementi contestabili sul piano giuridico:

“La giurisprudenza ad oggi ci conforta: in molte situazioni contratti sottoscritti da singole sigle sindacali sono stati ritenuti non validi dai giudici. Tale contratto ha validità triennale e ciò stride fortemente con il fatto che è alle viste la trattativa del CCNL da cui il CCNI dipende. Riteniamo, come altre sigle, che lo stesso dovrà essere rinegoziato per il biennio 2023/2025”.

I problemi sono quindi di merito:

“Sul piano dei contenuti un CCNI che travalica i limiti imposti dal CCNL è fuori norma. – sottolinea Sinopoli – Ci riferiamo in modo particolare al fatto che si estende il blocco della mobilità per tre anni al personale già di ruolo che ottenga il trasferimento in una qualunque delle sedi della provincia indicata, quando il CCNL 2018 ha limitato il blocco al solo personale che ottenga una istituzione scolastica esplicitamente indicata nella domanda (art. 22 c.4 lett. a-1 del Ccnl 2018) e non anche qualsiasi sede acquisita attraverso l’indicazione di preferenze sintetiche”.

Direttore Dott. Alberto Barelli

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